Negli ultimi anni si è diffuso anche in Italia il Coworking.
Per chi non lo conoscesse si tratta di un metodo di lavoro che prevede la condivisione degli spazi di lavoro e, nella sua forma più pura, lo scambio di competenze tra professionisti complementari fra loro.
Oramai nelle grandi città sono diffusi parecchi coworking ed è diventato molto semplice trovarli.
Le persone attratte da questa metodologia di lavoro sono principalmente quei professionisti che non necessitano di un ufficio se non per obblighi di rappresentanza o che cercano un’alternativa allo smart working.
Molti lavoratori poi non amano il telelavoro per paura dell’isolamento ed il coworking ha creato un’alternativa efficace alla solitudine in ufficio.
L’idea originale del coworking è relativa a un progetto di condivisione di competenze, di scambio di opinioni e di miscelazione di diverse professionalità.
Questa soluzione è nata grazie alle nuove professionalità che permettono una maggior flessibilità di orari e modi di lavoro, è infatti frequente trovare nei coworking giovani professionisti dai 30 ai 40 anni, che lavorano come architetti, ingegneri, avvocati, grafici, informatici o giornalisti.
I benefici che può portare un’esperienza di coworking ad un giovane sono vastissimi: primo fra tutti il risparmio di spese di affitto che un normale ufficio richiede, l’aumento delle opportunità di lavoro, grazie ai contatti che possono arrivare dagli altri “abitanti” del coworking, la possibilità di socializzare e di superare la solitudine del telelavoro, la flessibilità di orari e l’opportunità di creare un network di relazioni che vadano oltre il semplice rapporto di lavoro.
Il coworking però comporta anche la necessità di alcuni compromessi, ad esempio la condivisione di spazi e sale riunioni potrebbe non essere sempre facile, il luogo di lavoro potrebbe essere distante dalla propria abitazione, o addirittura potrebbero capitare colleghi con cui la convivenza risulta difficile da sopportare.
La scelta di un coworking va valutata bene in base a molti fattori, ma è spesso una prova che vale la pena di fare almeno per qualche mese.
Se va male, basta scegliere un altro coworking o tornare a lavorare da casa.