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Diventare interprete nei tribunali

RisorsaLavoro5 Novembre 20145 Novembre 2014

Se di norma la conoscenza delle lingue straniere (soprattutto se supportata da una laurea) apre le porte a diversi ambiti lavorativi, in Italia o nel mondo, di certo con la crisi anche queste possibilità si sono ridotte e, come per altri settori, bisogna specializzarsi e puntare a un ramo ben preciso.

Una persona che voglia far fruttare la sua laurea in lingue, di solito pensa al turismo, al marketing, alla comunicazione o all’industria, ma in realtà ci sono anche altre possibilità per chi ha terminato questi studi, ad esempio lavorare come interprete presso i tribunali. Accedere a una carriera di interpretariato nel settore giustizia non è poi così difficile né complicato: dopo aver conseguito una laurea, basta seguire dei corsi specializzati allo scopo di imparare la specifica terminologia legale e giuridica.

tribunali

Guardiamo in dettaglio quale sia il percorso di studi migliore e quali siano i requisiti indispensabili per diventare interprete nei tribunali italiani e tentare questa carriera lavorativa.

Spesso il nome che si dà a chi lavora come interprete nei tribunali è interprete giudiziario. Questa figura deve iscriversi allo specifico albo professionale, che si trova presso la Camera di Commercio o nei Tribunali spesso. In questo modo si diventa interpreti riconosciuti.

L’interprete giudiziario è tenuto a svolgere una certa serie di compiti, quelli più specifici della professione sono:
• la traduzione simultanea
• la traduzione consecutiva breve con presa di appunti
• il chuchotage (l’interprete si trova a fianco degli ascoltatori, a cui trasmette a bassa voce la traduzione, in questa variante dell’interpretazione simultanea)
• la trattativa o la traduzione a vista

Per poter accedere a questo ruolo professionale, l’aspirante interprete dovrà possedere una Laurea in Interpretazione o una in lingue equivalente e deve aver maturato esperienza che possa essere documentata nel campo, in cui si sia lavorato come interprete. Dovrà anche essere consegnata al tribunale competente una certificazione che attesti la propria attività lavorativa, svolta per non meno di 3 anni.
Si presenterà poi un’istanza alla Cancelleria del Tribunale e, in caso di risposta affermativa, si vedrà inserito il proprio nome nell’elenco dei CTU. L’esito viene in genere comunicato dopo circa 3 mesi. Da quel momento in poi si potrà iniziare a lavorare come interprete giudiziario per conto del Tribunale, della Polizia Giudiziaria o per conto di legali e clienti privati.

Oltre alla traduzione di atti, per cui il tribunale emette un decreto di nomina, in cui si specificano la traduzione da eseguire e il tipo d’incarico, un interprete giudiziario potrebbe essere contattato per una perizia in aula, a volte anche in casi d’urgenza. Si deve quindi essere disponibili a raggiungere l’aula senza preavviso.
Per quanto riguarda la Polizia Giuridica, potrebbe richiedere un interprete per tradurre delle intercettazioni telefoniche, nel qual caso sarà emesso un apposito decreto di nomina.
Infine, possono servirsi di un personale interprete CTU anche avvocati e privati cittadini.

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