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Crisi dell’occupazione, oggi e domani

RisorsaLavoro9 Dicembre 2016

Stando ai dati raccolti dall’Ilo (Organizzazione Internazionale del Lavoro, un’agenzia delle Nazioni Unite) il tasso di disoccupazione mondiale è stimato intorno al 6%, con circa 3 miliardi di occupati a fronte di 197 milioni di disoccupati. Questa stima ha un valore forte se si pensa che dal 2007, l’anno precedente alla crisi economica mondiale, i disoccupati sono ben 30 milioni in più. Una situazione resa ancora più grave e destinata a peggiorare a causa della situazione mondiale.

lavoro-crisi

Molti grandi paesi stanno vivendo una forte instabilità politica, per non parlare dei conflitti e della minaccia del terrorismo; tutti fattori che assieme contribuiscono a creare una depressione e una precarietà che si riflettono inevitabilmente sul mondo del lavoro. Per questo ci si aspetta che nel 2017 circa altre 3 milioni di persone si uniranno alla schiera dei disoccupati.
L’economia tende ancora a ristagnare con una domanda sempre bassa, che di conseguenza blocca la crescita, priva di investimenti pubblici e privati. E anche se questo eccesso di offerta ha come conseguenza un calo dei prezzi, le vendite non si sollevano a causa del lavoro poco retribuito.

Ad oggi, l’Italia sembra attrarre maggiormente per la qualità delle risorse umane (stando a un’indagine condotta dal Censis per l’Associazione Italiana Banche Estere), per quanto riguarda gli investimenti. La scarsa flessibilità di mercato però continua a penalizzarci, tanto che gli investimenti diretti esteri sono scesi a 11,7 miliardi di euro, ben 2,9 in meno rispetto al 2013. Se gli investimenti esteri, nella loro completezza hanno raggiunto i 420 miliardi di euro nel 2015, con una continua (seppur non elevata) crescita nell’ultimo triennio, questo si deve alla debolezza del nostro Pil. Tenendo in considerazione che il valore degli investimenti esteri ha raggiunto una quota del 25,6%, ben lontana da quella di altri paesi europei, come ad esempio il Regno Unito con il 51% circa e la Francia con il 32% circa.
Insomma, ancora oggi l’uscita dalla crisi a livello mondiale (e di conseguenza italiano) sembra una realtà ben lontana.

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