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Chi ha diritto al part-time?

Sara Bonomelli8 Maggio 202313 Maggio 2023

Il lavoro a tempo parziale è una soluzione sempre più richiesta dai lavoratori dipendenti, che cercano di conciliare gli impegni lavorativi con la vita privata e familiare. Molto spesso, infatti, i dipendenti preferirebbero lavorare meno ore a settimana per avere più tempo libero e dedicarlo alla famiglia, agli hobby o al riposo.

In alcuni casi, i dipendenti hanno il diritto di richiedere la trasformazione del contratto di lavoro a tempo pieno in uno a tempo parziale. Tuttavia, ci sono alcune condizioni che devono essere soddisfatte affinché questo diritto possa essere esercitato.

Prima di tutto, è importante capire cosa si intenda per “lavoro a tempo parziale”. Questa modalità di lavoro consiste in un orario di lavoro ridotto rispetto a quello previsto per un contratto a tempo pieno. L’orario può variare da un minimo di 20 ore a settimana a un massimo di 36 ore a settimana, in base all’accordo tra il datore di lavoro e il dipendente.

Per poter passare da un contratto di lavoro a tempo pieno a uno a tempo parziale, è necessario che ci sia un accordo scritto tra il datore di lavoro e il dipendente. Inoltre, il contratto a tempo parziale deve includere l’indicazione precisa della durata della prestazione di lavoro e l’orario di lavoro settimanale.

Esistono tre tipologie di contratto di lavoro a tempo parziale, in base alla riduzione dell’orario di lavoro: di ambito verticale, di ambito orizzontale e misto. Nel primo caso, il dipendente lavora a tempo pieno ma solo alcuni giorni della settimana, del mese o dell’anno. Nel secondo caso, il lavoratore subordinato lavora tutti i giorni, ma con meno ore rispetto all’orario normale giornaliero. Nel terzo caso, la riduzione dell’orario di lavoro è caratterizzata da una combinazione delle due forme precedenti.

È importante sottolineare che i dipendenti a tempo parziale hanno gli stessi diritti dei dipendenti a tempo pieno, come ad esempio gli straordinari, le ferie e i contributi. Tuttavia, la loro retribuzione complessiva sarà ovviamente più bassa, perché determinata in proporzione al minor numero di ore lavorate.

Ci sono alcuni casi in cui i lavoratori dipendenti hanno il diritto di richiedere la trasformazione del contratto di lavoro a tempo pieno in uno a tempo parziale. Ad esempio, i lavoratori colpiti da patologie oncologiche o da gravi patologie cronico-degenerative che peggiorano con il tempo, come la sclerosi multipla o il morbo di Parkinson, hanno il diritto di richiedere la riduzione dell’orario di lavoro.

Anche i neo-genitori hanno diritto ad agevolazioni, come il congedo parentale. Tuttavia, possono richiedere la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo parziale al posto del congedo parentale.

In generale, i dipendenti hanno il diritto di richiedere la trasformazione del contratto di lavoro a tempo pieno in uno a tempo parziale, o viceversa, se ci sono giustificati motivi personali o familiari che lo richiedono. La richiesta di trasformazione deve essere fatta per iscritto al datore di lavoro, il quale ha l’obbligo di rispondere entro 30 giorni. Tuttavia, è importante tenere presente che il datore di lavoro potrebbe rifiutare la richiesta di trasformazione se la stessa comporta un onere organizzativo e produttivo eccessivo per l’azienda, o se esistono ragioni di carattere oggettivo che ne impediscono la realizzazione. In ogni caso, la richiesta di trasformazione del contratto di lavoro è un diritto dei dipendenti tutelato dalla legge, e il datore di lavoro ha l’obbligo di motivare adeguatamente il suo eventuale diniego.

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